Sono finalmente riuscita a trovare un paragone appropriato per ChatGPT che spero vi aiuti a inquadrare meglio il suo ruolo e le sue funzioni. Quando si associa un oggetto, un fenomeno o un fatto che non si conosce ancora bene a un’immagine nota, esso fa un po’ meno paura. Credo che come ad altri bot, a ChatGPT il ruolo dello stagista calzi a pennello.
ChatGPT come molti altri software di IA generativa, ha cominciato ad affiancare il lavoro di tanti professionisti. Alcuni miei colleghi lo usano per queste attività: creare una presentazione su un tema generale, definire un piano editoriale annuale, cercare ispirazioni per il titolo di un paragrafo, trovare siti autorevoli per il link building oppure fare una rapida analisi della concorrenza.
Se avete necessità di popolare un e-commerce che vende migliaia di brugole e cacciaviti, e avete bisogno di altrettante schede prodotto in poco tempo, allora fa al caso vostro. Prodotti di per sé poco stimolanti ai più, che possono però creare artefatti meravigliosi. Ma il provetto copywriter umano saprebbe raccontarveli in modo originale e accattivante 😉
Pur con le attente riflessioni di Noam Chomsky, Daniel Goleman e Ann Handley, l’impiego di questi software è ormai un dato di fatto nel content marketing, nella SEO e nello UX writing.
Lo testimoniano i numerosissimi interventi dell’esperto di turno con screenshot degli input e degli output del software, l’integrazione in programmi e strumenti di settore come i programmi per la SEO e i relativi corsi di prompt design specifici in questi campi.
Qui invece trovate un mirabile esempio di sperimentazione da parte di Luisa Carrada.
E un interessante esperimento di un testo scritto da ChatGPT contro quello di un content writer umano. Sono curiosa di sapere quale dei due pezzi convertirà meglio.
E lo dimostrano anche le liste di prompt preconfezionati da adattare alle vostre esigenze che pullulano ormai da tempo online.
Come molti di voi si saranno accorti, il “ragazzo” è volenteroso, ha grande entusiasmo, ma si applica male. È vero, sto parlando di un algoritmo che non prova né sentimenti, né ha opinioni e naturalmente è asessuato. Non si rende nemmeno conto di quello che fa, finché non glielo si fa notare quando sbaglia.
ChatGPT come uno stagista dei sogni
A mio avviso è paragonabile allo stagista dei sogni: ha poca esperienza, ma impara in fretta ed è molto veloce nel correggere il tiro. Lavora indefesso in modo altrettanto rapido con grandi carichi di lavoro, un investimento in denaro contenuto, in alcuni casi nullo, a fronte di uno sforzo da parte sua altrettanto minimo.
Di solito i suoi compiti sono semplici e piuttosto ripetitivi per poi diventare più raffinati nel corso del tempo a suon di prompt sempre più definiti e complessi.
Deve continuamente imparare dai suoi errori e dai vostri, senza offendersi! Se imputate istruzioni vaghe allora i risultati saranno poveri di qualità e di precisione.
Perché faccia bene il suo lavoro, gli si devono spiegare in modo dettagliato le sue mansioni. Deve comunque essere sempre controllato. Avete mai avuto uno stagista al vostro fianco da seguire rispondendo ai suoi dubbi e nei casi particolari delle singole attività?
Sì, perché le eccezioni e gli imprevisti sono dietro l’angolo e il povero stagista non può essere abbandonato a se stesso, almeno nei primi tempi. All’inizio vi farà perdere tempo, ma quando ha capito e prende il via… i risultati potrebbero stupirvi.
Ora, però, siate sinceri: quel volenteroso stagista, non vi sta forse sulle scatole con tutte quelle domande, i suoi errori e le inevitabili frequenti interruzioni, quando avete una giornata no? O avete semplicemente molto da fare?
Ci troviamo proprio agli inizi di un nuovo modo di lavorare, in cui però lo stagista in questione col tempo non vi rovinerà il lavoro fatto mentre siete in vacanza, né col tempo aspirerà a rubarvi la sedia in ufficio (la carega, come diciamo a Verona) a vostra insaputa.
Qualche tempo fa avevo fatto una prima riflessione acerba sulle minacce e le opportunità di ChatGPT.
Ora, dopo qualche mese, quali considerazioni ho maturato?
Alcune riflessioni più mature
Non ho ancora avuto modo di sperimentare ChatGPT in modo continuativo. Piuttosto ho potuto vedere il dietro le quinte di uno di questi software e prendere parte ai controlli assolutamente umani. Un piccolo esercito di colleghi che limano, editano, valutano, scelgono, tolgono, aggiungono, controllano, tutto secondo linee guida di volta in volta accuratissime.
E ho potuto constatare la grande cura nel cercare di restituire output verificati, rispettosi, neutrali, precisi e coerenti con la richiesta.
È la lotta di Davide contro Golia? Tra questi diligenti addetti dell’informazione basata sui fatti e sui dati, e personaggi poco raccomandabili che imputano richieste che alimentano il software in modo improprio?
Lascerei il tempo allo stagista di imparare a individuare i colleghi che vogliono fargli le scarpe. Quelli che a loro volta sono stati stagisti e magari sono stati vessati da richieste impossibili, come agli inizi la povera Andy del celebre film ambientato nel mondo della moda.
Al momento non intravedo grosse minacce al lavoro di content marketer, designer, SEO specialist, UX writer e artisti. Mi auguro che possa diventare un collega di lavoro fidato che fa quello che gli chiedete, vi fa intravedere delle opportunità che vi erano sfuggite e semplifica le operazioni più noiose e ripetitive.
Insomma uno a cui appioppare le attività più rognose oppure un collega fidato che vi mostra prospettive inesplorate.
Quindi, a chi mi chiese una volta se ero pronta a cambiare lavoro, rispondo che faccio lo stesso lavoro ma per un ulteriore interlocutore dalle necessità particolarissime 😉
Vi saluto con un breve quiz: secondo voi chi delle due donne nella foto in intestazione è la stagista e chi è l’esperta? 😉
Nota al post: come è stato generato il titolo di questo post? Ho spinto le mie connessioni neuronali a ragionare sulla caratteristica predominante di questo bot, la capacità di aiutare. Poi l’ho associato alla figura dello stagista, molto nota a chiunque lavori, a cui delegare alcune attività. Il passo al riferimento al film in cui compare la stessa attrice (fatalità!), a cui ho accennato poco fa, è stato frutto di una felice intuizione creativa del mio tool preferito: il cervello umano.
Articolo aggiornato il 06 luglio 2023.
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Foto di Yan Krukau da Pexels
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