Le tipologie di clienti a cui si applica la content strategy sono molte, non sono solo le multinazionali. Come dicevo in un recente articolo dedicato ai liberi professionisti, la content strategy per i traduttori e localizzatori del web è un altro settore molto utile grazie alla quale questi professionisti possono migliorare il loro posizionamento e attirare più clienti. Vediamo come fare. Let’s go, vamos nos, gehen wir los!
In questi ultimi mesi ho avuto il piacere di conoscere molti traduttori e interpreti grazie al corso che ho tenuto per Langue & Parole “Localizzare siti web con cenni allo UX Writing“. Alla domanda come avvicinarsi ai clienti diretti la mia risposta istintiva è stata: avere un sito web! Sottinteso: saranno i clienti a venire da voi.
Più recentemente ho trovato una collega che mi aiuta per un settore specifico della localizzazione, tra le altre attività che svolgo. Sapete perché ho scelto lei, fra i tanti che avevano risposto al mio annuncio?
Perché leggendo il suo sito web mi aveva convinto a contattarla. Ho avuto la conferma quando siamo passate a scambiarci le email per definire la collaborazione: le prime impressioni positive sono state confortate non solo dalla professionalità dimostrata in questi approcci iniziali, ma erano state preannunciate scorrendo l’architettura e i contenuti fra le sezioni del suo sito.
Aspetto che è stato decisivo nel farmi scegliere in tempi rapidissimi, visto il carattere di urgenza che aveva la richiesta di quel cliente.
Cosa può fare quindi la content strategy per i traduttori e gli altri professionisti delle lingue?
Un riassunto sui concetti fondamentali
La content strategy mira a
“pianificare la creazione, la pubblicazione e la gestione di contenuti utili e usabili”
secondo la nota definizione di Kristina Halvorson e Melissa Rach.
Quello che la contraddistingue dalle altre strategy o attività di marketing è che coinvolge tutti gli attori presenti all’interno e intorno all’organizzazione, piccola o grande che sia.
Il che non è poco visto che talvolta le strategie arrancano o si arenano del tutto perché non è chiaro chi fa cosa e quando lo deve fare, oppure per esempio i valori e la missione non sono stati stabiliti e condivisi da tutti. O peggio quando si dice che i clienti sono tutti (ma proprio tutti!).
Nel caso delle micro imprese formate da una sola persona come il traduttore, localizzatore o interprete, le cose sono molto più facili da gestire.
Cardine della content strategy è il content audit che permette di fare il punto della situazione attuale per esempio su un sito. Ovvero ciò che è stato prodotto fino a quel momento e come è stato pensato, scritto e distribuito nell’architettura del sito.
Il vantaggio di utilizzare questo potente strumento è quello di avere sotto controllo i contenuti e di verificarne l’efficacia da vari punti di vista. Una volta individuati i punti di debolezza, intervenire per correggere la rotta è facile, con un dispendio di denaro in molti casi limitato o quasi nullo.
Poi c’è il “fattore scoperta” da sottolineare: dal content audit possono emergere aspetti sorprendenti a tratti sconvolgenti. E non è un gioco di parole.
Tra poco vedrete come funziona il content audit.
1. Guardatevi dentro
Partite da un’analisi introspettiva, per definire missione, valori e obiettivi. Come? Non avete pensato ai vostri valori e alla vostra missione nel variopinto e sempre più complesso e competitivo mondo della localizzazione? Pensate alla scintilla che vi ha fatto scegliere quella facoltà di lingue o scuola di interpretariato e traduzione e scrivetela.
Cosa vi prefiggete di fare con il vostro lavoro? Quali valori vi sostengono mentre lo svolgete? Scrivete anche questi.
2. Coinvolgete!
Chi, se lavorate in prevalenza da soli? Sicuri, sicuri? Ci sarà una o un collega con cui condividete gioie e dolori della professione, un cliente particolarmente affezionato, i vostri cari, un fornitore di un servizio che utilizzate per svolgere il mestiere, un esperto che seguite come la nave punta al faro nel mare in tempesta.
Raccontate loro che avete intenzione di fare un sito oppure volete fare un cambio look a quello esistente (un rifacimento ex novo o una semplice rinfrescata).
Questo vi servirà non solo per ricevere preziosi feedback, ma anche per un altro motivo che vi spiego più avanti.
3. Date un’occhiata fuori
Ovvero ai vostri colleghi, concorrenti o partner che vi sostituiscono in caso di bisogno. Cosa fanno e come lo fanno, ma soprattutto come si propongono sul web e cosa potete fare voi per distinguervi dalla massa?
Concentratevi ora sui vostri clienti ideali (le famose buyer persona), quelli a cui vi rivolgete per specializzazione: agenzie di traduzione, e-commerce, agenzie web, software house, start up, studi legali, tribunali, piattaforme per traduttori di incrocio domanda offerta, etc. Aggiungete i settori merceologici che avete trattato o di cui desiderate occuparvi e affinate la ricerca.
Studiatene le peculiarità, le persone di riferimento, i siti web, le modalità di reclutamento, come parlano, quali canali utilizzano, cercate di scoprirne i bisogni e i timori e come potete fugarli.
Fatto! E anche le buyer persona sono delineate.
4. Definite il tono di voce
Il tono di voce definisce il modo in cui voi comunicate con i vostri clienti ideali declinandolo di volta in volta nei vari contesti, canali e pubblico di riferimento. La voce è uniforme in tutte le parti del sito con leggere variazioni (il tono) a seconda delle funzioni delle sezioni del sito stesso e, con i dovuti adattamenti, si espande ai canali social, alle pubblicazioni cartacee, ai video e a tutti gli altri contenuti.
5. Analizzate (content audit)
Ora prendete il vostro sito e analizzatelo, pagina per pagina facendo un vero e proprio content audit e confezionate l’analisi in un bel file di Excel.
Cosa dovete prevedere in questo file? I dati fondamentali sono questi: l’URL di ogni pagina, il numero di visualizzazioni uniche, il tasso di abbandono, il tempo di permanenza sulla pagina, le keyword inserite. Avete fatto inserire il codice di tracciamento di Google, vero? Se non l’avete fatto correte a farvelo inserire, forza! 😉
Naturalmente se ne possono prevedere altri, ma già questi sono un buon inizio.
Poi analizzate tutti i contenuti dal punto di vista redazionale, se sono coerenti a missione, valori e obiettivi (ecco a cosa serviva la fase introspettiva!) e al tono di voce che avete individuato, se sono ottimizzati SEO o ci sono delle keyword da aggiornare, se sono accessibili e inclusivi, se sono conformi alle regole base della UX.
Prendetevi del tempo congruo per analizzare e migliorare i microtesti. Se non sapete ancora cosa sono vi consiglio il libro di Kinnereth Yifrah, la bibbia del microcopy oppure fate un salto da Langue & Parole 😉
E altrettanto per rivedere anche gli articoli del blog che potete trattare in un momento diverso soprattutto se il loro numero è elevato (io avevo ripreso questa attività durante il lockdown e ho dovuto tralasciarla quando le attività si sono intensificate).
Date un’occhiata anche all’aspetto visual delle vostre pagine: usate immagini di stock, fredde e banali o ci siete voi in prima persona in ambiente lavorativo? C’è coerenza? Il font è leggibile, i colori sono riposanti? Lo spazio bianco tra i vari elementi del sito è risicato o è arioso?
6. Traete le conclusioni
Alla fine di questo intenso controllo, asciugatevi la fronte e decidete per ciascuna pagina cosa fare: tenerla, eliminarla o aggiornarla?
Finito!
Quasi: in realtà dovreste ripetere il procedimento della content strategy per i traduttori e gli altri professionisti delle lingue per ogni lingua del vostro sito web a partire dalla fase 3 della panoramica esterna. Potreste avere tipologie di clienti e concorrenti diversi nei mercati a cui vi riferite.
Ogni quanto dovete fare il content audit?
Il content audit andrebbe fatto una volta l’anno. E ogni quattro – sei mesi un content refresh di modo che tutto sia sempre aggiornato e coerente con i servizi e i settori merceologici che offrite che potrebbero variare nel tempo.
In pratica potete raccogliere tutte le modifiche che volete fare al sito e farle nei tempi morti della vostra attività. Google vi ringrazierà perché manterrete sempre aggiornato il sito.
Vantaggi della content strategy per traduttori e localizzatori del web
Riassumendo, se applicate i principi e il metodo della content strategy:
- Fate una sorta di esame di coscienza sulla vostra essenza lavorativa
- Fate una panoramica del vostro settore di competenza e di quello merceologico
- Avete sotto controllo la quantità di contenuti pubblicati
- Ne valutate l’efficacia nei confronti dei clienti a cui vi proponete
- Correggete il tiro laddove i risultati non siano quelli aspettati
- Fate scoperte incredibili
- Vi mettete nelle migliori condizioni di essere trovati e apprezzati da nuovi clienti
Il sito se ben progettato e mantenuto cresce e fiorisce come un arbusto di peonie in giardino.
E se non ne avete ancora uno? Poco male: la content strategy vi aiuta a preparare un terreno fertile in cui deporre l’arbusto della vostra pianta che crescerà rigogliosa e meravigliosa come la peonia del giardino di vostra nonna.
Se avete bisogno di una giardiniera di fiducia che vi dia una mano, sono qua: scrivetemi pure!
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Foto di Jill Wellington da Pixabay
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