Quando si dice che parlare le lingue straniere spalanca moltissime porte, nel lavoro si aprono altrettanti mercati a seconda di quante ne conoscete. La comunicazione poliglotta è una meravigliosa opportunità di entrare in contatto più profondo con i clienti quando lo desiderano e col tempo. Da quando sono libera professionista ho avuto molte esperienze positive e qualche inconveniente linguistico, ma soprattutto ho imparato alcune cose che vorrei condividere con voi.
Come ho appreso le lingue straniere
Le lingue straniere sono sempre stata la mia passione sconfinata. Ho cominciato prestissimo con l’inglese: a cinque anni mi avevano regalato un meraviglioso libro di Richard Scarry da sfogliare per passare il tempo durante un ricovero ospedaliero.
Avete presente quegli adorabili coniglietti ripresi in situazioni di vita comune con i nomi degli oggetti e dei personaggi in versione italiana, francese e inglese? Sentendoli pronunciare in inglese cominciai a innamorarmi di questa lingua (non me ne vogliano i francofoni!).
L’ho ripreso alle elementari in un’epoca in cui l’inglese era solo un’attività extra a pagamento di qualche scuola lungimirante. Ho proseguito lo studio negli anni successivi della scuola e ne ho perfezionato l’apprendimento partecipando ai soggiorni estivi nel sud dell’Inghilterra (il mio premio per le sudate fatiche su latino e greco).
All’università oltre all’inglese, è stata la volta del tedesco migliorato con l’Erasmus in Germania, nella mia amata Friburgo, un’esperienza che ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nel mio percorso di vita. E poi uno stage a Düsseldorf e il lavoro da dipendente in filiali italiane di aziende tedesche e austriache.
Da autodidatta ho studiato spagnolo prima con i corsi in cassettine che vendevano in edicola e poi l’ho approfondito durante un corso del Fondo Sociale Europeo. Infine il portoghese brasiliano grazie a una più moderna app.
Le lingue di lavoro di una libera professionista
Le mie lingue di lavoro attuali sono tre: italiano, inglese e tedesco. Spagnolo e portoghese restano al momento dei divertissement che cerco di sfruttare durante le vacanze, ma non escludo che potrebbero aprire il mercato del Sud America in un futuro più venturo che prossimo 😉
Di conseguenza sono tre i mercati a cui mi rivolgo con i miei servizi. Sarebbe facile pensare che si parla e scrive in italiano con gli italiani, in inglese con gli inglesi e gli americani e in tedesco con i tedeschi e gli austriaci.
Nel tempo ho sperimentato diverse situazioni e alcune “triangolazioni linguistiche”:
- Lavorare per committenti tedeschi che però vogliono esercitare l’italiano quando comunicano con te
- Prendere un lavoro in inglese da un cliente americano di madrelingua spagnola la cui azienda ha sede in Germania
- Scrivere dei testi di prova in italiano quando le istruzioni sono in tedesco
- Non sapere se l’interlocutore delle e-mail è un uomo o è una donna perché dal nome, che potrebbe anche essere posposto al cognome (in alcune culture funziona così), non si capisce
- Fare un colloquio in inglese con una possibile collega italiana e una giapponese che sono di base in Germania
- Scrivere in inglese o in tedesco coi colleghi italiani per coinvolgere quelli della casa madre
Non mancherò di aggiornare questa lista in futuro 😉
Il tono di voce nella comunicazione poliglotta
Anche in questo ambito le cose potrebbero sembrare semplici. E invece…
Si potrebbe pensare per stereotipi: alla formalità del tedesco, alla maggiore scioltezza dell’inglese e agli ondeggiamenti dal burocratico al colloquiale dell’italiano. Nel tempo ho invece trovato:
- Quel cliente tedesco che voleva assolutamente scrivere in italiano
- Quell’altro cliente che invece parla e scrive in un tedesco quotidiano giovanile
- Alcuni clienti internazionali che utilizzano lo slang aziendale inglese ricco di sigle e modi di dire
- Un referente tedesco che scrive in un inglese molto formale.
Anche in questo caso la lista potrebbe allungarsi col tempo.
Piccoli incidenti linguistici con colleghi, clienti e famigliari
A chi non sono mai capitati alzi la mano. Ecco i miei:
- Inserire in modo assolutamente naturale una parola in tedesco in una conversazione in inglese e viceversa perché suona perfetta in quel contesto
- Usare una sigla dell’aziendalese inglese col cliente tedesco dallo slang giovanile
- Usare i termini dell’aziendalese inglese in famiglia 😲
- Pensare che quell’interlocutore è un uomo ma in realtà è una donna
- Cercare su un motore di ricerca un nome per capire se è un nome o un cognome e non venirne a capo, sigh!
- Cercare su un motore di ricerca quel nome per capire se è maschile o femminile e scoprire che vale per entrambi, doppio sigh!
- Salutare col cognome anziché col nome un contatto di LinkedIn in inglese informale
- Abusare dell’uso dei pronomi in italiano che fa tanto ego riferito, mentre in inglese e tedesco è fondamentale usarli
- Rivolgersi in un inglese informale a quel referente tedesco formale, ma poi rettificare in tutta fretta
- Dare del lei a un possibile cliente tedesco giovane per poi scoprire con sollievo che preferisce dare del tu
- Scrivere istruzioni lunghe e dettagliate a fornitori indiani che si smarriscono nel traffico di e-mail
Cosa ho imparato da questi inconvenienti linguistici di cui potete avvalervi anche voi
Per fortuna questi inconvenienti non hanno intaccato lo svolgimento e la riuscita degli incarichi e nessuno sembra essersi offeso, anzi alcuni hanno confermato che sono capitati anche a loro. Provate a immaginare con quante varianti è stato scritto (e pronunciato!) il mio cognome, e quante volte sono stata chiamata Angela 😉
1. Modulate il tono di voce
A seconda dell’interlocutore. Quando vi chiede di passare al tu, fatelo senza pensare di mancare in professionalità. Se prosegue col lei continuate così.
Se il tono è spensierato pur trovandovi in un’azienda corporate e le questioni che trattate lo sono altrettanto, fatelo. Una certa leggerezza d’espressione è piuttosto diffusa nel mondo anglosassone, ma ricordate di non banalizzare o esagerare.
In inglese non siate mai diretti come lo sareste in italiano e abbondate con la cortesia e qualche convenevole in più. In tedesco non saltate i passaggi logici come fareste in italiano, perché sono sottintesi. In tedesco non è così.
2. Scrivete meno e più mirato
Come quando mi rivolsi a un’agenzia indiana per sistemare un aspetto del mio sito web: ogni volta si perdevano un pezzo per strada. E dovevo riprendere, ricordare, ricontrollare. Avessi scritto meno dettagliato e più focalizzato, mi sarei di certo risparmiata qualche mal di testa.
Una buona formattazione aiuta: elenchi, grassetti, spaziature, le informazioni più importanti in cima. Luisa Carrada insegna. A maggior ragione a voce: pochi concetti senza tanti giri di parole. C’è il vantaggio di limitare eventuali errori grammaticali e sintattici.
3. Occhio alle varianti linguistiche e alla pronuncia
Se scrivete lift in inglese britannico, scrivete elevator in americano. E dite Lieferbedingungen in tedesco, mentre Lieferkonditionen in austriaco. In Portogallo mi hanno fatto i complimenti per la mia pronuncia… brasiliana.
4. Parlate lentamente
Parlate più lentamente di come vi esprimereste nella vostra lingua madre. Mi dicono che parlo molto veloce. Tendevo a farlo anche in inglese e in tedesco, ma a un certo punto mi ingarbugliavo e allora ho scalato la marce.
Se non vi viene in mente una parola, trovate formulazioni che vi permettano di prendere tempo e di farvi capire.
Questo vale anche per gli interlocutori. Talvolta alcuni di essi avevano la consapevolezza di avere di fronte un non madrelingua e scandivano le frasi, e poi, nella foga della spiegazione, avevano preso una notevole velocità 🙂 Chiedete di rallentare senza timori.
5. Ripassate e aggiornatevi
Se non avete la possibilità di un intenso confronto quotidiano, e non vivete immersi nella cultura di riferimento delle vostre lingue di lavoro, ogni tanto conviene dare una bella rinfrescata.
Quest’anno ho scelto di dedicarmi all’inglese facendo alcuni corsi online molto mirati. Questa è la mia adorabile insegnante di fiducia.
Ho in serbo anche alcuni corsi di tedesco, ma saranno rimandati all’anno prossimo.
E naturalmente leggete, ascoltate musica e film in lingua (i cartoni animanti se siete all’inizio), prendetevi un tandem partner (per il tedesco ne ho avuti diversi), studiate su una app: mi ero trovata molto bene con Babbel per il portoghese e avevo raggiunto un soddisfacente A2. Oppure rivolgetevi alle numerose scuole di lingua fisiche che propongono corsi online e in presenza.
Non è stato mai così facile come oggi studiare una lingua straniera, anche dalla comodità del proprio divano.
Studiare le lingue straniere è un po’ come diversificare gli investimenti. Se un lavoro rallenta in un mercato, in un altro prosegue. E poi si fanno degli incontri, anche se spesso solo virtuali, davvero interessanti e la mente si mantiene elastica e ricettiva alle novità e alle diversità, oltre a migliorare le capacità di scrittura.
Ne avevo parlato anche in questo articolo di tanti anni fa “Vuoi scrivere in italiano? Studia le lingue straniere!”
Raccontatemi le vostre avventure poliglotte nei commenti. Sono curiosa di conoscerle!
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Foto di Tatiana Syrikova da Pexels
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