Ci sono molti aspetti comuni tra localizzazione e UX writing. Vediamo come gli esperti della prima disciplina possono contribuire al successo della seconda.
Come esperti di localizzazione o specialisti di contenuti per il web, avrete notato come gli studi tradizionali legati alla lingua sono funzionali alle discipline del web.
Se avete studiato linguistica, lingue straniere, letteratura, giornalismo potete aggiornarvi studiando tecniche di scrittura per il web, SEO ma anche UX writing, content strategy e content design.
Avete quindi maturato un’ottima conoscenza della lingua che parlate dalla nascita e anche di quelle che avete appreso a scuola e all’università, durante le vacanze studio, gli stage all’estero, l’Erasmus e attraverso piattaforme online.
Le discipline del web si influenzano l’una con l’altra in continuazione. Presentano alcuni aspetti in comune che tornano con regolarità: la centralità dell’utente, l’importanza del contesto online, la rilevanza dei dati e la questione dell’inclusività, per citarne alcune.
Possedere quindi un background linguistico è fondamentale se desiderate intraprendere una professione nel web che ha a che fare con i contenuti scritti e pronunciati (per la ricerca vocale), e naturalmente ancora di più se intendete diventare esperti in localizzazione per il web.
Perché l’esperto di localizzazione può contribuire allo UX writing con successo?
1. Conosce bene almeno due lingue
Il localizzatore conosce la lingua madre (target language) e una o più lingue d’origine (source languages). Traduce solamente verso la lingua target dato che è in grado di ricreare le sfumature, i giochi di parole, l’umorismo e le accezioni tipiche del proprio idioma.
Preferire una parola rispetto a un’altra, non è solo una questione di nuance ma anche di uso corrente in un certo contesto culturale e web tipici del proprio paese. In questo i dati possono aiutare molto.
Recentemente ho curato un controllo UX dei testi di un’app per il mercato svizzero italiano. I testi erano stati tradotti in italiano e dovevo controllarne consistenza, adeguatezza delle traduzioni ai canoni UX, eventuali stranezze, specificità dell’italiano svizzero e rispettare alcuni desiderata del cliente. E fornire poi le soluzioni linguistiche più adeguate.
2. Conosce il contesto
Ovvero quello storico, culturale, geografico. Ma non solo: online i navigatori compiono dei percorsi più o meno consapevoli e agiscono di conseguenza, leggono in modo diverso da quando leggono un libro e lo fanno anche quando sono in movimento.
Ci sono moltissime implicazioni, tra cui, una delle più importanti, è la scarsità di attenzione. Linguisticamente occorrerà agire in modo da tenere agganciata l’attenzione del lettore e scegliere le parole più appropriate.
Prima di scrivere ogni singola parola lo UX writer come il content designer, fa molte ricerche e analizza una gran quantità di dati. Allo stesso modo il localizzatore farà molte indagini dal punto di vista linguistico che lo faranno propendere per la parola più adatta.
Talvolta mi trovo in difficoltà a svolgere i test durante le candidature ad alcune posizioni di localizzatore, perché non viene data alcuna indicazione del contesto, della buyer persona e del tono di voce. Si lascia desumere semplicemente dalla navigazione online oppure dicendo che si tratta di un testo di marketing.
Ok, ma chi è il cliente locale? Cosa desidera? Ci sono particolari indicazioni per il tono di voce originario da mantenere in quello locale? E così chi indovina vince la collaborazione o il posto di lavoro.
Personalmente troverei più corretto fornire un minimo di informazioni di modo da non far perdere tempo a entrambe le parti.
Nel caso dell’app svizzera il sito web era online e da esso potevo riprendere alcune scelte lessicali già approvate e controllare che l’app mantenesse la consistenza linguistica del sito web.
Se si cerca una figura ibrida, diventa necessario integrare la conoscenza del contesto web al contesto culturale. Oppure se si desidera mantenere distinta una collaborazione fra queste due figure, UX writer e localizzatore, lo si fa a seconda delle possibilità di un’organizzazione, PMI o agenzia web.
3. Si prende cura degli utenti
Lo specialista della localizzazione fa di tutto per trasporre nel miglior modo possibile un testo adattandolo al sentimento e al contesto culturale della lingua target. Allo stesso modo lo UX writer ha a cuore la migliore esperienza possibile dell’utente su una piattaforma, un’app, un sito web o un software.
Quando localizzate un testo per il web occorre avere in mente il contesto online in cui si muovono le persone, il customer journey, ma anche le emozioni che lo accompagnano durante questo viaggio.
Lo UX writer fa un passo in più rispetto al localizzatore. Non si limita a riconoscerne lo stato d’animo, che il localizzatore traspone nella sua lingua madre, ma cerca prevalentemente di rassicurarlo con le parole.
Li accomuna quindi una certa sensibilità.
4. Desidera entrare in un team fin dall’inizio
Proprio perché ogni lingua ha peculiarità grammaticali, sintattiche, lessicali e anche grafiche, durante la fase di design del prodotto è opportuno prendere in considerazione il ruolo del localizzatore. Naturalmente anche quello dello UX writer che funge da collegamento verso i vari localizzatori.
Qui entra in gioco la famosa questione degli spazi occupati dagli alfabeti delle varie lingue da cui non si può mai prescindere. Oppure quella della direzione di scrittura: arabo ed ebraico sono lingue che si scrivono da destra a sinistra e per le quali il design di una pagina web o app sarà costruito a specchio rispetto al nostro (qui di seguito un esempio di User Interface mirroring per l’arabo)
Come dicevo in altre occasioni, in un team di design o di prodotto tutte le figure professionali collegate ai contenuti dovrebbero essere coinvolte fin dall’inizio della progettazione: il content strategist, lo UX writer, il content designer o il content writer. Ora aggiungo anche lo specialista della localizzazione quando si intende ampliare il proprio mercato all’estero.
Il contenuto in lingua o localizzato non deve essere il riempitivo di un design definito.
Se così fosse state certi che alla fine emergono sempre problemi di contenuto puro o difficoltà linguistiche che costringono a ripetere una buona parte del processo. Con conseguente perdita di tempo, denaro e l’arrivo di qualche mal di testa.
Conviene coinvolgere il professionista della localizzazione fin dall’inizio nel design di un’interfaccia, così come le altre figure che hanno a che fare con i contenuti.
Conclusioni
Se siete una persona che come me ogni tanto sogna in tedesco o in inglese, impara a memoria tutte le canzoni della baby dance multi lingua del villaggio turistico, guarda film (o cartoni animati!) in lingua originale e non perde l’occasione di imparare alcuni vocaboli della lingua locale durante i viaggi (come il thailandese e il finlandese nel mio caso), beh, la localizzazione in funzione dello UX writing è sicuramente la materia che fa per voi.
Ah, a proposito: a novembre esce la seconda edizione del corso “Localizzare siti web con cenni allo UX Writing“. Se volete saperne di più su localizzazione e UX writing, vi aspetto lì 😉
Post ispirato all’articolo: “4 reasons localization experts are a perfect fit for UX writing“.
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Foto di Oli Lynch da Pixabay
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