Welcome back, Italy! Con due giorni di anticipo sulla data stabilita, venerdì 28 aprile OpenAI ha reso nuovamente accessibile ChatGPT dall’Italia. Stando al comunicato del Garante, OpenAI pare abbia risolto i punti contestatigli lo scorso 30 marzo.
Questi i punti principali:
- Ha pubblicato l’informativa sul trattamento dei dati, sia in fase di registrazione di un nuovo account sia per chi lo ha già.
- Ha predisposto un modulo per esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei dati, o per chiederne la cancellazione o la correzione.
- Ha introdotto l’opzione per disabilitare la cronologia delle conversazioni e far sì che si possa scegliere di non usare una conversazione per l’addestramento del sistema.
- Al momento della registrazione chiede l’anno di nascita e quando si fa login la conferma di avere più di 13 anni.
Per il momento pare che il Garante italiano sia soddisfatto. In ogni caso, tutti gli organismi mondiali a tutela della privacy e del trattamento dei dati tengono sotto osservazione OpenAI e gli altri servizi di IA generativa.
Usare ChatGPT: sì o no?
Da quanto scritto nella prima parte di questo articolo, e in quello nel quale si analizzavano i rischi e le opportunità offerte da ChtGPT, si potrebbe pensare che siano più i contro che i pro o che io sia contrario o diffidente verso questa tecnologia. Eppure i giornali riportano che molte aziende dichiarano un aumento della produttività grazie ai sistemi di IA generativa.
Si è anche aperto un nuovo fiorente mercato, quello della compravendita dei prompt. Ecco uno dei tanti articoli (in particolare dal paragrafo intitolato “la nobile arte del prompting”) che ne parlano e uno dei siti dove poterli acquistare.
Ed è tutto vero. ChatGPT e gli altri bot di IA generativa sono degli strumenti utili in molti modi e campi, interessanti, migliorabili e da studiare. Ma dobbiamo stare attenti a cosa producono e come li utilizziamo.
In cosa è bravo e utile ChatGPT
Quando si è vittima della paura da foglio bianco può aiutarci a trovare il “la”: indichiamo l’argomento e lui propone una prima bozza.
Individua errori, incongruenze, differenze tra più versioni del documento o del codice in modo abbastanza efficace.
È veloce nel produrre documenti e listati di codice. Se per scrivere un documento un essere umano impiega, per esempio, mezza giornata, si sforza per organizzare i concetti da esprimere e per cercare e leggere le fonti; ChatGPT impiega pochi minuti, se non secondi. Consiglio: ricontrollate, correggete e ricordatevi che il database è fermo al settembre 2021. Ma il tempo complessivo sarà sicuramente inferiore.
Lo stesso vale per i programmatori: pochi istanti contro diverse giornate di lavoro di un essere umano. Anche in questo caso è meglio ricontrollarlo, correggerlo e debuggare perché tende a inserire istanze, funzioni o comandi inesistenti.
È bravo a sintetizzare documenti e viceversa. Ottimo se si deve fare una sintesi di un lungo documento come uno o più libri o documenti e magari individuare relazioni interne tra questi.
Mi viene in mente una vignetta di Tom Fishburne: un uomo dice entusiasta a una collega “L’AI ha trasformato questo singolo punto di elenco in una lunga email che avrei dovuto scrivere”; di fianco, una donna si rivolge a un collega in modo altrettanto entusiasta “L’AI ha trasformato in un singolo punto di elenco questa lunga email che avrei dovuto leggere”. Se questo è l’impiego che ne facciamo io penso che forse abbiamo un problema di comunicazione e di intendere il come e cosa comunicare e che stiamo sprecando questa tecnologia.
È bravo a convertire documenti da un formato a un altro: linee di codice da un linguaggio a un altro (es.: da C++ a Python), trasformare dati di un documento per poterli copiare in Excel, tradurre un testo da una lingua a un’altra, generare prompt efficaci da usare con un’IA generativa testo-immagine o testo-video ecc.
Semplifica la ricerca nel web. In questo però il “fratello” Bing Chat è più utile: si chiede cosa si vuole cercare e lui fornisce una sintesi di quel che trova nel web. Bing Chat fornisce anche link reali, ChatGPT no o non affidabili. Questo potrebbe essere un problema per gli editori di siti web, i SEO specialist ecc., perché potrebbe ridurre la necessità degli utenti a collegarsi a un sito per approfondire.
In sostanza, sì, è utile perché è bravo a velocizzare e automatizzare lavori routinari, lunghi e noiosi.
Che cosa sta succedendo nel mondo
Online troverete migliaia di articoli che indicano tanti altri pro e contro sull’uso di ChatGPT e le IA generative. O illustreranno i vantaggi del loro impiego in vari settori, dal customer care alla logistica, dalla moda alla progettazione. Vale il solito vecchio consiglio: è tutto vero ma occorre fare attenzione.
Infatti, è vero che la produttività aumenta, ma molte aziende e professionisti hanno già realizzato che per ora nessuno di questi sistemi può sostituire gli uomini.
Molte aziende richiedono ci sia sempre la presenza di un essere umano che ricontrolli attentamente il prodotto di questi bot e che prenda l’ultima decisione sul da farsi.
In alcune redazioni si stanno registrando eccessi nella produzione di documenti che costringono gli editori a filtrare e valutare maggiormente cosa e come sono scritti.
Google ha da tempo annunciato la penalizzazione di pagine e siti scritti da IA considerandoli alla stregua di spam.
Di recente NewsGuard ha individuato circa 49 siti di informazione i cui contenuti sono scritti da IA generative e le cui notizie sono false, piene di errori e con tutti gli altri problemi tipici di questi prodotti.
Copyright e ChatGPT
Sebbene il problema sia stato sollevato principalmente contro i sistemi di IA generativa grafica (DALL-E2, Midjourney, Stable Diffusion ecc.), anche ChatGPT ha un problema di copyright, sia in ingresso sia in uscita.
Copyright in ingresso
Molti artisti (pittori, fotografi, architetti ecc.), i loro eredi o le aziende titolari di copyright, hanno accusato le società di IA generativa:
- di non essere stati informati;
- né essergli stata chiesta l’autorizzazione alla raccolta e all’uso delle proprie opere per questo fine;
- di plagio e attribuzione indebita, perché spesso nelle immagini generate sono facilmente individuabili parti delle loro opere originarie.
Analogo reclamo è stato sollevato da alcuni programmatori. Un po’ meno casi riguardano gli autori di articoli e libri.
Ricordiamo: i sistemi di IA generativa sono stati addestrati fornendogli enormi quantitativi di libri, articoli, listati di codice, foto ecc. Quando rispondono alla richiesta di un utente, questi materiali vengono rielaborati, collazionati e restituiti nell’immagine o nel documento finale senza dichiararne la fonte originaria, come si farebbe nel caso di una citazione o nell’appartenenza a una scuola artistica.
Copyright in uscita
Chi è il titolare del copyright del prodotto finale di un’IA generativa: chi digita il prompt? Il proprietario o lo sviluppatore del bot? Il bot stesso?
In tutte le corti del mondo si sta discutendo come risolvere questo dilemma. Per ora non è mai stata concessa la titolarità del diritto a chi digita il prompt. Ma neanche agli altri due attori.
E così anche i brevetti. Nessuna autorità competente ha dato l’OK a una delle tre parti in causa nel momento in cui scrivo.
Però è molto amichevole
Uno degli aspetti che vengono curati attentamente dai Conversational Designer che lavorano con i bot conversazionali, cioè i sistemi come ChatGPT e gli assistenti virtuali (Alexa, Google Home, Siri, Cortana ecc.), è quello empatico.
Chiunque abbia interagito almeno una volta con questi sistemi avrà notato che si rivolgono all’utente con fare amichevole, empatico, gentile. Si è portati a chiedergli le cose “per piacere”, a ringraziarlo, a rispondere al saluto ecc.
Ovviamente è fatto apposta per fidelizzare e “avvicinare” l’essere umano al sistema artificiale. Si gioca sul fatto che noi umani siamo naturalmente portati a “umanizzare” gli animali e le cose. Se questa nostra caratteristica ci ha migliorato come esseri viventi nel rapporto con l’ambiente circostante, può però anche avere un importante rischio psicosociale.
Cinema, televisione e letteratura hanno trattato ampiamente il problema dell’affetto che l’uomo può sviluppare verso un’intelligenza artificiale. Ecco alcuni titoli.
Film:
- “M3gan” di Gerard Johnstone (2022)
- “Her” di Spike Jonze (2013)
- “L’uomo bicentenario” di Chris Columbus (1999)
Televisione:
- “Humans” (2015-18) e l’originale svedese “Real Humans” (2012-14)
Letteratura:
- “Klara e il sole” di Kazuo Ishiguro (2022)
- “Tutti i miei robot” di Isaac Asimov (antologia del 1982)
Venendo al mondo reale: a marzo, in Belgio, un trentenne si è suicidato dopo aver interagito per sei mesi con un chatbot conversazionale che a un certo punto lo ha convinto a compiere il gesto finale. E aumentano in tutto il mondo i casi di persone che interagiscono con i chatbot come fossero i loro terapisti.
Ora, se un adulto senza problemi psicologici particolari è facilmente portato a confondersi e relazionarsi antropomorfizzando questi sistemi, pensiamo a cosa possa succedere con i più piccoli! Ecco perché Unione Europea, e numerosi sviluppatori ed eticisti stanno valutando e cercando di capire come affrontare la questione.
Per concludere
Come tutte le nuove tecnologie, ChatGPT e le IA generative hanno grandi potenzialità e grandi rischi, tanti pro e altrettanti contro. Sono sempre stato affascinato da questi strumenti, forse perché ho visto e letto troppa fantascienza che ora diventa in parte realtà. Tuttavia sono per un approccio cauto e meditato.
Provate a sperimentare e provare con mente aperta e critica, stando sempre attenti a cosa fate e come lo fate, perché siete i principali responsabili sia in fase di invenzione sia in fase di uso.
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Buona lettura!
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Foto di Kindel Media da Pexel
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